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dal romanzo

"L'astronauta"

di Giuseppe Gigli e Sandra Casale

 

Forse fu per questo che poi arrivò anche quello strano sogno che ricordo bene perché, per la prima volta, avvenne sotto forma di un’immagine. Un’unica immagine che rimase impressa nella mia mente per giorni come fosse un dipinto al centro di una parete. Un quadro nella cui parte centrale era raffigurata lei: Sole, intenta nella lettura di un libro. Avvolta dalla penombra e da un accappatoio giallo, sprofondata in una vecchia poltrona dai motivi floreali, il solito smalto pronto per l’uso, sembrava essere lì a ricordarmi che mi stava aspettando. Con la mano sinistra teneva un libro e con la destra arrotolava lentamente i capelli attorno alle dita. Ebbi l’impressione che la scena si svolgesse in uno stanco pomeriggio estivo e che la stanza fosse una di quelle di casa sua al piano terra con due finestre e due finestroni che si affacciano sul giardino. E immagino che proprio da fuori provenisse quello stretto fascio di luce che attraversava il suo corpo. Le gambe scoperte, accoglienti, la netta sensazione di sentirla respirare, bella come solo lei quando è assorta in qualcosa, probabilmente catturata da quelle pagine. Di fianco alla poltrona, sulla sua sinistra, disteso in terra c’era Jon jon che con aria sorniona faceva finta di dormire. Un dipinto sullo sfondo. Un quadro nel quadro, seppure distante e nella semioscurità, rivelava anch’esso una figura, forse sempre lei e sempre assorta, stavolta alla finestra a guardare l’orizzonte sul mare, le sue mani a scostare una tenda per un altro scenario di attesa…

 

 
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